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Eccomi qui a parlare ancora di viaggi.


Dopo il racconto sul Messico (per chi se lo fosse perso lo trova qui) ho infatti deciso di raccontarvi la vacanza che io e mia moglie Elisabetta ci siamo appena fatti.


Siamo andati avanti un po’ prima di riuscire a decidere la meta. Dopo un mese e mezzo in giro per il Messico ci sembrava tutto un po’ banale, la “semplice” vacanza al mare eravamo sicuri ci avrebbe annoiato, o per lo meno non ci avrebbe soddisfatto appieno.


Lo scorso anno avevamo provato la vacanza in barca a vela, dopo aver acquistato due posti tramite Sailsquare abbiamo girovagato tra l’arcipelago della Maddalena e la Corsica assieme ad altri partecipanti. E’ stata un’esperienza fantastica, ma questa volta volevamo essere solo noi due, senza alcun estraneo tra le balle.


Ecco che a un certo punto è uscito lo spirito avventuriero di Elisabetta: e se ci facessimo una vacanza in Camper?


Sono sincero, inizialmente ero un po’ scettico. Complice il fatto di non esserci mai salito prima sopra, mi immaginavo una scatola di sardine con 4 ruote, scomoda dentro anche se gigantesca fuori. Elisabetta allora mi ha raccontato di quando si è girata praticamente tutte le coste australiane con il suo Van, fermandosi a dormire sotto le stelle in riva al mare. Mi sono lasciato ovviamente convincere…


Abbiamo inizialmente valutato di noleggiare un camper a casa, e con quello avventurarsi da qualche parte. Però, a parte i costi nostrani decisamente altini, volendo girare in qualche paese estero risultava un po’ troppo lungo il viaggio fin là avendo a disposizione un paio di settimane scarse. E così, dopo aver scartato paesi troppo freddi o troppo caldi siamo arrivati alla conclusione: Portogallo! E nello specifico due regioni in particolare: Alentejo e Algarve.


In men che non si dica abbiamo prenotato il volo da Bologna a Lisbona e, tramite il sito Yescapa, abbiamo bloccato un bel camper di quasi 7 metri localizzato a Sintra, un caratteristico paese a un’oretta di treno dalla capitale.


E così è cominciata la nostra vacanza, atterrando a fine Giugno a Lisbona e fermandoci due notti nella capitale. Ci ero stato con i miei genitori da piccolo, non ricordando praticamente nulla ero molto curioso di visitarla con mia moglie.


Impressioni? Peccato esserci rimasti così poco, Lisbona è davvero stupenda. Paesaggi, vivacità, cibo, servizi pubblici, clima, feste… le note positive sono innumerevoli.


Avendo solamente due giorni a disposizione ci siamo affidati ai vari blog del tipo “le 10 cose da fare a Lisbona”, “cosa vedere a Lisbona in 2 giorni?”, “cosa visitare a Lisbona?” etc etc, più ovviamente alla fida Lonley Planet che abbiamo preso in prestito prima di partire. Se avete intenzione di fare una gita nella capitale portoghese (cosa che vi raccomando caldamente) vi lascio qualche indicazione che non troverete chiara e tonda negli articoli delle varie bloggersss:


   * Lisbona, sorgendo su delle colline, è tutta una salita e una discesa. Cioè per fare anche solo 100 metri in qualunque direzione sappiate che ci saranno sicuramente un po’ di salite e svariati scalini. Quindi, se la vostra preparazione fisica è al livello “riesco a trasferirmi dal divano al letto senza ansimare”, lasciate per il momento stare. A corollario di ciò portatevi scarpe da camminata, comode e leggere. Lasciate pure a casa i tacchi, soprattutto se siete abituate a usarli 3 volte l’anno (per un totale cumulativo di 6 ore), tra gradini, ciotolati e pavè sarebbe matematico l’infortunio. Oltretutto in Portogallo (come nella quasi totalità dei paesi esteri), la gente va a fare festa in tenuta molto easy, quindi zero outfit da “pussy”…


   * Usate i mezzi pubblici. Non ci pensate nemmeno a noleggiare un’auto, tra viabilità assurda, guida dei portoghesi ai limiti della decenza e mancanza di parcheggi sarebbero più le bestemmie che altro. Idem i monopattini elettrici, andate a farvi male, lasciate stare. Metro, tram, bus, Uber, a piedini, stop.


   * A qualunque ora del giorno e della notte, in qualunque zona del centro, durante una giornata almeno una decina di volte verrete avvicinati con fare discreto da tizi che vi offriranno pezzi di fumo da record. Al vostro rifiuto vi chiederanno se invece volete della cocaina. Le prime volte si rimane un po’ basiti, poi ci si fa l’abitudine. Noi non abbiamo fatto questo genere di acquisti, quindi non vi so dire in merito alla qualità dei prodotti, però ecco non vi spaventate.


   * Il cielo è blu. Sembra una banalità, ma per chi come me viene dal ridente clima Padano Veneto fa rimanere a bocca aperta il colore del cielo che incornicia Lisbona.


   * C’è sempre vento e si è sull’oceano, non so se sia stato un caso ma noi la sera abbiamo trovato 16-17 gradi. Ergo portatevi via da vestire.


     Varie ed eventuali SECONDO ME.


I mirador sono la cosa più bella da visitare. Sono dei punti panoramici disseminati per la città dai quali ammirare la vista dall’alto. Sono diversi, uno più bello dall’altro, visitatene il più possibile. Il famoso ascensore potete lasciarlo stare: tocca farvi 30-40 minuti sotto il sole ad aspettarlo, quando con 10 minuti a piedi arrivate esattamente al punto dove arriva lui. Il tram 28 vale la pena prenderlo, magari evitate salirci nelle fermate consigliate dalle bloggersss di cui sopra (perché tutti leggono sti articoli e fanno quello che trovano scritto con l’effetto di risultare informazioni del menga), fatevi a piedi fino alla fermata dopo e prendetelo lì. Il Fado se vi capita di ascoltarlo di passaggio ok, farvi una serata intera risulta un po’ pesante. Le Pastel del Nata sono favolose, magnatene a volontà; la crocchetta col baccalà dentro la trovate più buona in qualunque Bacaro veneziano. Belem è un paese che merita, sempre che abbiate tempo a sufficienza, se siete tirati con gli orari lasciate stare. Il quartiere Barrio Alto viene descritto come tappa obbligata la sera, ok fateci un giro ma senza grandissime aspettative: è una serie di stradine costellate di pub, cocktail bar e simil disco impestate di anglosassoni mezzi imbriaghi.


Fatti questi due giorni siamo andati in treno a Sintra (di cui racconterò alla fine) dove abbiamo prelevato il nostro Camper. Linee filanti, spazioso all’interno, dotato di tutti gli optional possibili: è stato amore a prima vista. Sulla fiancata era impressa la scritta “Sun Ti”, presumo il nome dell’allestitore, per cui lo abbiamo battezzato Santinho (Sun Ti---> Santi---> Santino---> Santinho) e dopo un breve briefing col proprietario mi sono messo alla guida e siamo partiti.


 


Come prima meta siamo andati direttamente a Cabo da Roca, un bellissimo promontorio che costituisce il punto più a ovest del continente europeo. Li abbiamo subito capito quanto sia meravigliosa la costa atlantica del Portogallo. E’ un susseguirsi di scogliere, falesie, strapiombi sul mare in mezzo a una profumata macchia mediterranea (non so se si possa chiamare mediterranea visto che siamo sull'Oceano, ma insomma ci siamo capiti...). Al Cabo c’è un faro, imponente, ultimo baluardo europeo prima della vastità atlantica, che con il suo rosso si staglia sul blu del cielo e dell’Oceano.


Siamo quindi scesi di una ventina di km fino a raggiungere Cabo Raso, un altro promontorio in mezzo al nulla dove abbiamo trascorso la nostra prima notte.


Prima di partire ci eravamo detti che avremmo fatto di tutto per riuscire a non passare mai una notte in un campeggio. L’idea di poter dormire ovunque (compatibilmente con le leggi locali) ci stuzzicava molto più rispetto a fare la nottata in compagnia di altri camperisti in un parcheggio.


E così è stato: non siamo mai entrati in un campeggio. Già la prima notte a Cabo Raso siamo riusciti a beccare (tramite app come Caramaps e Park4night, che consiglio caldamente) un posticino carino a 30 metri dall’Oceano. Ci siamo preparati la cena e abbiamo passato la serata a guardare le stelle col rumore delle onde in sottofondo. Davvero unico. Per non parlare di che figata sia la mattina svegliarsi, scostare le tende a fianco del letto ed essere sull’Oceano.


In mattinata siamo arrivati a Cascais, tra le cittadine portoghesi che più ci sono piaciute. E’ la località di villeggiatura degli abitanti di Lisbona, molto caratteristica, piena zeppa di locali disseminati tra le sue mille stradine. Ci torneremo di sicuro in futuro, magari non per le sue spiaggie, tendenzialmente piccoline e scomode, ma per viverci il paese. Siamo quindi andati lì vicino a visitare la famosa Boca do Inferno, una spaccatura nelle rocce dentro alla quale si infrangono le onde. Il punto panoramico merita assolutamente la visita.  


Fatto ciò ci siamo rimessi in marcia, abbiamo attraversato il famoso ponte “25 Aprile”, una splendida opera di inegneria civile simbolo di Lisbona che attraversa l’immensa foce del fiume Tago. Abbiamo preso l’autostrada, siamo entrati nella celebre regione dell’Alentejo e arrivati a Sines, un paesino conosciuto per aver dato i natali a Vasco da Gama. Il borgo onestamente non è nulla di che, merita solo il castello che domina dall’alto e la bellissima ampia spiaggia sottostante.


La successiva tappa è stata Vila Nova de Milfontes. Bellissimo paese, tutto bianco, con vista dall’alto sul mare, un po’ vip. Come per Cascais anche per Vila Nova vale il discorso che ci torneremo sicuramente.


Subito dopo siamo scesi ancora e arrivati a Cabo Sardao. Una splendida location che attornia il solito caratteristico faro, con una serie di passerelle di legno che circondano tutto il promontorio. Il paesaggio è meraviglioso e non c’è anima viva. Abbiamo parcheggiato Santinho in un posto super tattico vicino al faro e ci siamo gustati un tramonto pauroso.


L’indomani abbiamo fatto una delle più belle camminate che si possa immaginare: una tappa del Cammino dei Pescatori. Quest’ultimo fa parte del più ampio cammino della Rota Vicentina, ed è considerato da molti come il percorso a piedi più bello d’Europa. Ci sono varie tappe, ognuna di circa 20km, che costeggiano l’Oceano partendo da Sao Torpes fino ad arrivare a Lagos, nell’estremo sud dell’Algarve. Noi, dietro consigli ricevuti su un gruppo Facebook dedicato, abbiamo optato per la quarta tappa: da Almograve a Zambujeira do Mar. E’ davvero indescrivibile il paesaggio. Abbiamo camminato costeggiando l’Oceano accompagnati dal rombo delle onde, ammirando le alte scogliere e la particolarissima vegetazione, fermandoci di quando in quando a contemplare in silenzio la meraviglia che ci circondava. E’ un’esperienza che consiglio davvero caldamente.


Lungo la tappa, nei paraggi di Zambujeira, abbiamo visto dall’alto una particolarissima spiaggia. Avvicinandoci abbiamo scoperto da un cartello trattarsi della Praia de Nossa Senhora. Senza pensarci due volte ci siamo lanciati nella lunga scalinata che scendeva fino a riva, sono circa 190 scalini ma lo sforzo ha ripagato enormemente. Sdraiarsi in completa solitudine nel bel mezzo di questa enorme insenatura è stato fantastico. Per capirci è la spiaggia che vedete nella foto di copertina di questo articolo. 


Una volta ripreso il nostro Santinho abbiamo fatto una tappa veloce a Odeceixe, simpaticissimo villaggio poco più a sud, per poi dirigerci nella sua famosa spiaggia. Qui è dove il corso d’acqua Ribeira de Seixe incontra l’Oceano formando una splendida location nella quale ci siamo spiaggiati godendoci il sole.


Subito dopo siamo scesi più a sud per un passaggio in un’altra bellissima spiaggia: Praia da Bordeira, nei pressi di Carrapateira. Lì abbiamo trovato un punto panoramico dove posizionarci per la notte assieme a qualche altro camperista. Ci siamo preparati un aperitivo (i bianchi Portoghesi hanno una marcia che davvero non pensavo) e abbiamo cenato ammirando dall’alto il tramonto. Tappa assolutamente obbligata.


L’indomani ci siamo rimessi in marcia verso sud, addentrandoci nell’Algarve. Come prima cosa abbiamo notato uno spettacolo della natura: i nidi di cicogna. E’ davvero pieno di questi maestosi volatili e dei loro celebri nidi creati con pezzi di rami sopra pali della luce, campanili, tetti, tralicci dell’alta tensione. Ci siamo fermati più volte per ammirarli.


A seguire abbiamo dovuto fare un pit stop tecnico. Il camper, per chi non lo sapesse, ha un’ampia autonomia per quanto riguarda l’energia elettrica (tra i pannelli solari sul tetto e quella prodotta dal motore mentre si è in marcia) mentre è più limitata per quanto riguarda riserva di acqua chiara (quella per la doccia, lavare i piatti, sciacquone del wc), acqua grigia (quella che viene raccolta dopo i precedenti utilizzi), e acque nere (una cassettina posta sotto il water che raccoglie i propri bisogni corporali e li tratta con uno specifico prodotto chimico). Abbiamo trovato un’area predisposta per queste operazioni e riempito/svuotato tutte le cisterne. Ammetto che inizialmente eravamo un po’ impacciati nelle operazioni, ma in poco tempo abbiamo capito come fare e devo dire è stato anche in un certo modo divertente.


Fatto ciò siamo arrivati nella successiva tappa: Sagres. Eravamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia quindi abbiamo saltato la visita della città e siamo andati direttamente al Faro di Capo Sao Vicente. E’ il punto più a Sud Ovest del Portogallo, si dice che la luce del faro fosse l’ultima cosa che i navigatori portoghesi vedevano prima di affrontare le insidie dell’Atlantico per arrivare nel Nuovo Mondo. E’ un bel posto, un po’ malinconico, sicuramente da visitare. Dopo aver sbirciato anche il Forte di Segres, simpatico ma nulla di che, ci siamo fermati ad ammirare le impetuose onde che si infrangono su scogliere alte 40 metri. La forza dell’Oceano lascia incantati.


Subito dopo siamo andati a Lagos, una delle più note e frequentate località dell’Algarve. Abbiamo trovato parcheggio in un tranquillo quartiere residenziale e siamo andati subito in una piccola e caratteristica spiaggetta a goderci il sole dopo aver fatto i soliti mille scalini per arrivarci.


La sera siamo andati in centro a Lagos per visitare il paese, fare un po’ di shopping e cenare in uno dei mille ristoranti. Il centro di Lagos è molto bello, la periferia residenziale è estremamente curata, abbiamo buttato un occhio a un paio di vetrine di agenzie immobiliari e siamo rimasti sconvolti dai prezzi degli immobili. Evidentemente la zona gode di un boom turistico importante, soprattutto di fascia medio alta. Per le strade è pieno di stranieri, anche giovani, che affollano i vari locali della città. La situazione insomma è un po' incasinata, più adatta a chi cerca il divertimento rispetto al relax. Noi eravamo più per il secondo, ed è il motivo per cui, sentiti anche altri pareri di viaggiatori conosciuti in loco, abbiamo deciso di saltare la tappa di Albufeira onde evitare di ritrovarci ancora nel mood “vacanza a Riccione a 20 anni”…


 


Il giorno successivo siamo andati a visitare la Ponta da Piedade, il promontorio panoramico nell’estremo sud di Lagos. Le formazioni rocciose a picco sull’Oceano meritano assolutamente una visita. Peccato per noi che quel giorno il cielo fosse coperto, togliendoci tutti gli incredibili colori e riflessi di luce che il sole dona alle rocce e all’acqua.


Siamo quindi andati fino a Portimao, una località a pochi km da Lagos per fare una gita obbligatoria: l’Algar de Benagil. Trattasi di un’immensa grotta con varie aperture in cui è possibile accedere con piccole barche, SUP e kayak. Noi abbiamo prenotato una gita col gommone e a bordo di questo abbiamo percorso alcune miglia costeggiando la tratta tra Portimao e Benagil. La costa è piena di numerose e meno conosciute grotte in molte delle quali siamo entrati col gommone. A dare un ulteriore tocco di emozione è stato intravvedere in lontananza alcuni delfini che saltavano. L’Algar de Benagil è davvero bella, ampia, maestosa, son giochi di luce creati dai raggi solari che entrano dalle aperture superiori. Divertente è stato osservare al centro della grotta tantissime tiziette che si mettevano in posa col culo in fuori sotto un cono di luce per farsi fotografare dal proprio compagno e realizzare così una “fantastica” foto, identica a quella della tizia successiva, con la quale conquistare i propri fans su IG. Grazie a Dio ho sposato Elisabetta, che a vedere scene del genere scoppia a ridere con me.    


Tornati a Portimao abbiamo ripreso Santinho con l’intenzione di andare a visitare Praia de Carvoeiro, che vista dal gommone era davvero bella. Purtroppo in zona era impossibile parcheggiare il catafalco  quindi siamo andati nella successiva spiaggia che ci eravamo prefissati: Praia do Marinha. Bellissima, non eccessivamente popolata in quel momento, colore dell’acqua splendido. Subito dopo siamo andati in cerca di un posto dove parcheggiare per la notte e abbiamo avuto uno dei soliti nostri colpi di fortuna: il parcheggio di un beach club vista mare. Abbiamo approfittato della vicinissima spiaggia, cenato con vista mozzafiato e fatto una passeggiata notturna lungomare ad ammirare una spettacolare stellata grazie a uno scarsissimo inquinamento luminoso. Unico inconveniente è stata una macchina di giovani che si è parcheggiata giusto di fianco a noi per farsi il bicchiere della staffa a suon di musica in piena notte. Io dormivo beatamente, Elisabetta mi ha raccontato che ha dovuto aprire una finestra e bestemmiare loro in inglese per farli sloggiare. Anche questa è vita da camperisti.


Il giorno dopo siamo andati a Faro, quella che credo essere la città che più mi è piaciuta dell’Algarve. Tanti la usano solo come base di arrivo essendoci un aeroporto ben servito, ma non sanno cosa si perdono. E’ veramente, veramente bella. La città ha un sacco di vie affascinanti, piazze ed edifici storici, negozi alla moda, zone verdi pubbliche e un porto da cui parte una gita immancabile, quella sulle isole. Acquistando un biglietto giornaliero si possono prendere dei veloci gommoni che fanno continuamente la spola tra le varie isole, dando così la possibilità di visitarle tutte e tornare in quella preferita. Noi siamo stati nell’isola di Farol e nell’isola Deserta. Meritano entrambe, la prima molto caratteristica con le sue basse casette tutte bianche, i ristoranti sul mare e le sue lunghe spiagge. La seconda… per esser Deserta nel vero senso della parola. Non c’è niente e nessuno per tutta l’isola, si rimane da soli sulla bianca spiaggia a godersi il sole e l’acqua cristallina. Sembra impossibile possa esistere un simile posto in Portogallo, eppure è così. Prima o poi andateci assolutamente. Tanto per dire, io ed Elisabetta ci siamo già fatti due conti su quanto ci metteremmo da casa ad atterrare a Faro e arrivare fino alla Deserta, qualora volessimo in futuro farci qualche giorno fuori dal mondo…


Passata questa incredibile giornata siamo andati nell’ultima nostra tappa in Algarve: Tavira.


Località incantevole, un’altra in cui ci siamo ripromessi di tornare. Un castello che domina la città offrendo un mirador pazzesco, localini alla moda, bouganville ovunque (è una caratteristica del Portogallo questa coloratissima pianta), stradine pittoresche, venditori di fantastiche ceramiche super colorate. Un piacere girarla a piedi.


Anche qui ci siamo subito attivati per prenotare una gita in barca… nell’omonima Isola di Tavira. Un barcone, a dire il vero un po’ affollato, ci ha scaricati in questa azzurra isola. Noi abbiamo evitato di spiaggiarci appena sbarcati in mezzo a tutti gli altri turisti, ci siamo fatti un quarto d’ora lungo la spiaggia fino a essere praticamente da soli. Credo che se dovessi descrivere un luogo di pace e relax citerei proprio l’Isola di Tavira.


La successiva notte l’abbiamo passata sui colli alle spalle di Tavira. Ci siamo arrampicati col fido Santinho per stradine sterrate (sperando non succedessero inconvenienti…) fino ad arrivare in un punto panoramico in mezzo al nulla. Eravamo solo noi due, una bottiglia di bianco del Douro, e una vista mozzafiato. E’ stata la notte forse più suggestiva dell’intero viaggio.


L’indomani abbiamo tristemente salutato l’Algarve e con un paio di ore di guida siamo arrivati a Mértola, ridente cittadina nell’entroterra del sud Alentejo. Costruita attorno a un castello è stata davvero una felice sorpresa. Ogni tanto i consigli letti da estranei su internet rispecchiano le aspettative. Da tenere conto comunque che queste località per esser visitate presuppongono svariate salite, scalinate e sudate (in estate), ergo fatevi due conti se avete problemi di aritmie…


La successiva tappa è stata Evora. Nel mezzo comunque, per non farci mancare niente, Santinho ha ben pensato di farsi esplodere una ruota mentre eravamo a velocità di crociera in una strada a scorrimento veloce. Attimi di panico, sono riuscito con sangue freddo a mantenere il camper sulla carreggiata e rallentare fino a fermarci sulla corsia di emergenza. Morale tre ore sotto il sole ad aspettare l’assistenza stradale che arrivasse a cambiarci la gomma (farlo in autonomia era praticamente impossibile). Dopo aver rischiato un minimo la vita sotto il sole ai bordi della superstrada con i camion che sfrecciando ci facevano il pelo, siamo arrivati nel tardo pomeriggio a Evora.


Dato che nell’ultimo anno sono arrivato a tre quarti del percorso per diventare Sommelier, avevo in mente di degustare qualche chicca locale. Così Elisabetta mi ha fatto una sorpresa prenotando a mia insaputa una degustazione di vini tipici dell’Alentejo in un'enoteca. Abbiamo degustato qualche calice che nulla ha che invidiare ai vini nostrani. La scarsità di piogge, il suolo ricco di minerali, le correnti che arrivano dall’Oceano, donano ai vini locali corpo, sentori, aromi e sapidità davvero notevoli.


Per la notte ci siamo accampati in una località sui colli poco fuori da Evora, famosa per i suoi mulini a vento da dove gustarsi incredibili tramonti. Situazione direi top, togliendo forse il peregrinare di locals che fino a tarda sera arrivavano in zona per farsi due birre e fare un po’ di casino…


Fatta Evora avevamo l’ultima tappa, dove avremmo dovuto riconsegnare Santinho: Sintra.


Chi va qualche giorno a Lisbona troverà immancabilmente consigliata una gita a Sintra, noi l’abbiamo visitata l’ultimo giorno. Ora, personalmente non mi ha fatto proprio impazzire: ha un sacco di castelli, parchi, palazzi uno più caratteristico dell’altro. E fin qui uno direbbe “beh, figo”. Sì, di per sé sarebbe figo, è che ci sono orde di turisti che vengono accompagnati a destra e a manca da taxi, trenini e Tuktuk elettrici: pare di essere a Gardaland. Diciamo che la città sarebbe splendida, viene un po’ mortificata dal turismo di massa (che sicuramente ne ha fatto la fortuna, ma vabbè).


Qui purtroppo abbiamo dovuto salutare Santinho e riconsegnarlo al gentilissimo proprietario. Ammetto che è stata una separazione un po’ triste, ormai era entrato a far parte della famiglia. Ci resterà il ricordo degli innumerevoli posti in cui ci ha accompagnato, dei pasti che ci ha fatto consumare, delle albe e dei tramonti sull’Oceano che grazie a lui ci siamo potuti gustare. Magari in un futuro faremo entrare in pianta stabile nella famiglia un suo cugino, chissà…


Com'è la vacanza in camper? C'è poco da fare, è bella. Certo bisogna sapersi adattare, avere un minimo di capacità alla guida, spirito d'avventura. Però le esperienze che regala credo non abbiano eguali. 


Infine da Sintra abbiamo quindi preso un Uber, arrivati in aeroporto a Lisbona, atteso l’aereo in ritardo di 2 ore, atterrati a Bologna, recuperata l’auto dalla rimessa e tornati a casa alle 4 del mattino, per non farci mancare assolutamente nulla.  


 


Cosa ci siamo portati a casa dal Portogallo?


In ordine sparso:


 


Il blu e il giallo, protagonisti silenziosi in tutto il Paese, il clima meraviglioso, le scogliere, il rumore delle onde, le cicogne, la tranquillità degli abitanti: un po’ scontrosi inizialmente ma dal cuore d’oro, le viste dall’alto, gli interminabili scalini per arrivare in spiaggia che una volta arrivati si fanno subito perdonare, la semplicità di trovare un luogo dove fermarsi col camper, il trovare un ristorante con lavanderia automatica in mezzo al nulla, gli spot di surf animati da surfisti sempre sul pezzo, una capitale che ti fa innamorare, delle spiagge lunghe, incontaminate e libere, un’offerta culinaria non solo legata alla tradizione ma aperta al mondo e alle varie esigenze, un costo della vita in linea con quello che dovrebbe essere, il viola bouganville, l’acqua dell’Oceano: fredda, limpida, invitante, lo stare attenti a non cercare di parlare in spagnolo che sennò la prendono a male, gli azulejos, il vento che pulisce il cielo, i tramonti sull’Oceano.


 


Caro Portogallo, ci rivedremo quanto prima.


E grazie Tesoro per l'ennesima avventura. 


 


E ora, dopo tutta sta pappardella, un po’ di foto. Come per il Messico, non pubblico le più belle fotograficamente parlando, ma quelle per me più significative. Tutte scattate con la mia fida Sony A9 e un semplice Samyang 35mm 2.8 da viaggio. Per un diario di viaggio foto/video più dettagliato sugli attimi di vita quotidiani e sulle prelibatezze culinarie vi invito a guardare le storie in evidenza che mia moglie Elisabetta ha pubblicato sul suo profilo Instagram: From Vega With Love 


 


Buona visione