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Non è stato un viaggio, è stata un'esperienza di vita incredibile. Un'avventura.
Premetto che sarà un articolo ben più lungo del solito, leggendolo spero possiate rivivere con me quei magici luoghi, altrimenti potete "solo" rifarvi gli occhi con le foto in fondo ;-)
Ebbene sì, per una volta voglio parlarvi di qualcosa non strettamente legato alla fotografia, anche se in effetti di foto ne vedrete un sacco.
Sono rientrato pochi giorni fa da quello che posso sicuramente definire il viaggio più pazzesco che abbia mai fatto. Proverò a scrivere un diario di viaggio cercando con parole e immagini a trasmettervi alcune delle emozioni che ho provato.
Doveva essere una "semplice" luna di miele di due settimane, è finita che siamo stati via un mese e mezzo...
Ma andiamo con ordine.
Verso i primi di Dicembre io e mia moglie Elisabetta (ebbene sì, mi sono sposato! Quanto prima farò un bel articolo in merito.) ci siamo resi conto che avevamo un disperato bisogno di caldo, sole, leggerezza. Erano mesi, se non anni, che eravamo stufi marci del clima italiano (e non parlo di meteo...), delle paure, dei soliti discorsi, dei soliti titoli di giornale con cui ormai siamo obbligati a convivere.
Dopo il nostro matrimonio (11 Settembre 2020) non eravamo riusciti a fare la nostra Honeymoon, era quindi giunta l'ora di goderci la nostra luna di miele.
Dovevamo assolutamente ricaricare le pile e avere del tempo di qualità per noi. Ci servivano sorrisi, colori, profumi, idee, stimoli, ottimismo, "normalità", oltre ovviamente al nostro tanto amato mare.
Abbiamo spulciato il mappamondo scartando paesi con mille restrizioni, temporali, condizioni socio/economiche troppo avverse sia in un verso che nell'altro (in fin dei conti era una vacanza) e località troppo piccole per il rischio di annoiarci.
Alla fine, quasi per magia, ci è comparsa un'offerta per un volo Venezia - Cancun. Ecco, ci siamo detti, trovato! E Messico sia.
Siamo partiti con due bagagli a mano e una valigia da stiva condivisa. Volevamo viaggiare leggeri, con quel minimo di comodità da portarsi appresso ma desiderosi di vivere la semplicità di un viaggio itinerante. Prima di partire avevamo prenotato solo le notti nelle prime due tappe, dopodichè abbiamo prenotato mano a mano che decidevamo di spostarci. Il tutto con Airbnb e Booking. Easy.
Siamo così atterrati ai primi di Gennaio 2022 a Cancun, passando dai 4 gradi di Venezia ai 28 della famosa città costiera della Quintana Roo. Ammetto che lo sbalzo è stato un po' forte, soprattutto per l'umidità a cui non eravamo abituati. Però son sincero, trovarsi in Gennaio di punto in bianco in t-shirt all'aperto è fantastico.
Ok, noleggiata un'auto (una tragedia scegliere a quale compagnia affidarsi dopo aver letto innumerevoli recensioni negative di qualunque società di noleggio, alla fine comunque ci è andata bene) abbiamo gironzolato un paio di giorni per Cancun e per la sua zona Hotelera. Sono sincero, è stata la tappa che meno ci è piaciuta. Città "vecchia" per nulla caratteristica, traffico caotico, zona Hotelera di recente costruzione troppo "occidentale" (passatemi il termine). Una sfilza di mega hotels, resort, locali alla moda, negozi e ristoranti "acchiappaturisti", il tutto con prezzi "da americani".
Leviamo i tacchi alla svelta.
E così ci siamo diretti alla volta di Holbox, una particolarissima isola a nord della penisola dello Yucatan. Si lascia l'auto sulla terraferma, ci si trascina le valigie fino ai Ferries e in mezzora si sbarca in questa isola d'altri tempi.
Tutto quello che si legge su Holbox corrisponde al vero: mare pazzesco, parecchi turisti, natura incontaminata, scomodità logistiche. Sì perchè quest'isola non ha strade, o meglio, non ha asfalto. E' un dedalo di stradine sconnesse, il più delle volte mezze allagate. Non essendoci fognature o sistemi di smaltimento delle acque piovane, ogni volta che piove (e succede più spesso di quanto si possa pensare) le strade dell'isola si trasformano in pantano. Quindi si gira sempre in ciabatte coi piedi sporchi di fango, oppure in bicicletta avendo cura di aggirare o guadare le pozzanghere, oppure con uno dei mille Golf Car da enduro che fanno da taxi. Una figata. Mare e spiagge manco a descriverle da quanto belle sono.
Dopo qualche giorno siamo tornati sulla terraferma e ci siamo diretti a Valladolid. E' una cittadina nell'entroterra, poco conosciuta, fuori dalle classiche mete turistiche. Ci è piaciuta un sacco, piccola, coccola, con una grande piazza centrale dove i paesani si ritrovano per i momenti social (dal vivo, non col telefono...). Questa è una delle cose che più ci è piaciuta del Messico: l'abitudine delle persone alla convivialità, all'incontrarsi in spazi pubblici per chiaccherare, mangiare, divertirsi insieme.
Facendo base a Valladolid siamo andati a visitare la famosa Chichén Itzá, l'importante complesso archeologico Maya. E' una tappa quasi obbligata quando si va da quelle parti. Merita di essere vista anche se il costo di ingresso non è dei più abbordabili e il flusso di turisti è piuttosto abbondante. Sicuramente da vedere è lo spettacolo di luci serale. Con un piccolo sovrapprezzo si rientra al calar delle tenebre, ci si accomoda su delle sedie numerate e si ammira il video che viene proiettato direttamente sulla piramide principale. Con un'esplosione di colori, luci, effetti e suoni viene raccontata la storia di quel magico sito (in spagnolo...). Assolutamente da fare.
Il giorno successivo ci siamo messi in marcia e abbiamo fatto tappa in un altro sito archeologico, meno conosciuto di Chichén Itzá, ma altrettanto magico: Ek Balam. E' un complesso che si trova disperso in mezzo alla foresta, si può salire sulla scalinata della costruzione principale (a differenza di Chichén Itzá) e dalla cima si ha una vista mozzafiato sulla foresta che circonda l'orizzonte a perdita d'occhio. Meraviglia.
Ci siamo rimessi alla guida e dopo qualche ora di auto nel mezzo di foreste a perdita d'occhio ci siamo fermati verso sera a Felipe Carrillo, giusto per passare la notte. Simpatico paese con una bella piazza principale, ma difficilmente ci tornerei per visitarlo.
L'indomani mattina siamo arrivati a Mahahual. Una bella località nell'estremo sud della Quintana Roo, quasi al confine col Belize. E' un villaggio di pescatori che negli ultimi anni ha beneficiato nel diventare tappa delle navi da crociera. Questo ha portato un po' alla perdita dell'identità che caratterizzava Mahahual, a fronte della nascita di tanti ristorantini, negozi, mercatini di artigianato. Al di là del paesello, io e mia moglie abbiamo voluto raggiungere quella località per un preciso motivo: il Banco Chinchorro. Si tratta della più grande barriera corallina dell'emisfero settentrionale.
Questa riserva della Biosfera nel Mar dei Caraibi offre un habitat perfetto per tutta una serie di piante, coralli, tartarughe e pesci, ed essendo io e mia moglie due subacquei piuttosto esperti non potevamo non andare a immergerci in questo paradiso marino. E' stata un'esperienza incredibile: una moltitudine di colori, di forme di vita, di biodiversità. Abbiamo "giocato" con degli squali nutrice che abituati alla presenza di subaquei vengono incontro incuriositi, abbiamo ammirato delle tartarughe marine che nuotano con un'eleganza e un'agilità impensabili, abbiamo fotografato forme di vita che solo in quei mari si possono vedere. Awesome.
Dopo qualche giorno a Mahahual ci siamo trasferiti a Bacalar, distante un'oretta di auto. E' un paese famoso per la propria spettacolare laguna, una distesa di acqua dolce su sabbia bianca che dona colori e riflessi incredibili. Abbiamo nuotato, abbiamo fatto un giro con la barca a vela per scoprire gli angoli più nascosti della laguna, siamo stati sopra a un Cenote profondo circa 300 metri. Il paese inoltre è molto carino, ci sono delle belle vie in cui passeggiare, un sacco di locali dove assaggiare le specialità del luogo o farsi un aperitivo al tramonto. Siamo stati anche in una spiaggia con ingresso a pagamento (una miseria) che offre l'accesso alla laguna direttamente nella zona più caratteristica. Acqua bassa e calda, sabbia bianchissima, altalene e amache direttamente in acqua. E' una location che consiglio vivamente.
La tappa successiva è stata Tulum. Abbiamo trovato l'accomodation in un bel Hotel piuttosto comodo al centro, in contrasto con un gigantesco quartiere popolare poco lontano. E' un quartiere dove vivono centinaia di lavoratori del settore edile con le loro famiglie, presumo con un veloce ricambio di abitanti. E' lo specchio di Tulum e di come negli ultimi anni si stia espandendo e rimodellandosi in ottica turistica. Le vie principali della città sono costellate di negozi e ristoranti per turisti; hotel, resort e condominii spuntano come funghi, i beach club hanno completamente invaso tutta la zona a Sud di fatto rendendo molto difficile trovare un accesso al mare. La spiaggia è comunque meravigliosa. Quindi se vi piace il movimento, le situazioni un po' "vippose", una vasta offerta di locali notturni, ristoranti alla moda e resort Tulum fa per voi, altrimenti potete anche girarci al largo. Una bella nota positiva di Tulum è stata la grande offerta di ristoranti vegetariani/vegani, essendo mia moglie vegana direi che ci è tornato molto utile (già, se non lo sapevate "ho sposato una vegana").
Durante la permanenza a Tulum abbiamo approfittato per fare un'altra immersione, credo quella che più mi ha colpito in vita mia. Dovete sapere che il Messico, soprattutto nella penisola dello Yucatan, è costellato di Cenotes. Si tratta di grotte di origine calcarea formatesi tantissimo tempo fa, colme di acqua dolce e spesso collegate tra di loro da fiumi sotterranei e cunicoli lunghi kilometri. Di Cenotes ce ne sono davvero a centinaia, molti ancora sconosciuti, e ognuno è diverso dall'altro. La maggior parte sono balneabili, farsi un tuffo in una fredda e limpida acqua dolce, circondati da stalattiti, stalagmiti, liane e alberi, a seconda della tipologia di cenote, è un'esperienza fantastica. Tra tutti i cenotes ce ne sono una ventina in cui è possibile fare un'immersione solo se si è in possesso di un brevetto "cave", quindi riservati a un ristretto gruppo di subacquei tecnici, mentre in circa una settantina è possibile immergersi con un "semplice" brevetto avanzato. Io e mia moglie non avendo la specifica qualifica per le immersioni in grotta ci siamo rivolti a un Diving che ci ha organizzato due immersioni al cenotes "Dos Ojos" e al "Pat Jacinto (El Pit)" con una guida esperta. E' difficile spiegare a parole quanto sia forte come esperienza; ancora a ripensarci mi vengono i brividi. Addentrarsi in una grotta (che spesso ha dimensioni davvero ragguardevoli) con una torcia e vedere che meraviglie la natura è riuscita a creare è incredibile. Il sole che filtra dall'imboccatura superiore si fa strada nell'acqua per qualche decina di metri e crea dei giochi di luci e colori che rendono il paesaggio quasi extraterrestre. Chiunque vada in Messico, e abbia un brevetto subacqueo per lo meno di secondo livello, è veramente d'obbligo una tappa in qualche cenotes.
Next stop: la famosa Playa del Carmen. Trovata sistemazione in un appartamento molto comodo appena fuori dal centro, gestito dalla gentilissima Sig.ra Carla, ci siamo lanciati a scoprire questa fantastica meta turistica. Come Cancun e Tulum, anche Playa ha visto esplodere le proprie dimensioni e giro d'affari legati al turismo. La street principale è un susseguirsi di ristoranti, negozi, hotel, tutti molto "occidentali" a dire il vero. Noi, come immagino avrete capito, amiamo le situazioni più intime, più "locals", più "mex", quindi abbiamo cercato di gironzolare per i quartieri limitrofi al centro, perdendoci tra le strade dal sapore più autentico, mangiando in alcuni tra i mille locali VEG che ci sono.
Nel mentre, grazie a Facebook, mi sono scritto con Pippo, vecchio amico di Vicenza compare di varie avventure giovanili, che da qualche anno vive a Playa. E' stata occasione per ritrovarsi suo ospite in un beach club modaiolo per bere qualche bicchiere insieme e ricordare i vecchi tempi andati. E' incredibile scoprire quanti italiani si siano trasferiti in Messico negli ultimi anni, e immancabilmente tutti felici della scelta fatta.
Grazie ad alcune coincidenze ho approfittato della permanenza a Playa per fare uno shooting con dei costumi da bagno di SEAY, una brillante Start Up vicentina che distribuisce beachware realizzato con materiali reciclati. Il mood è molto "Kitesurf Style", quindi ci siamo mossi nello spot di Playa Punta Esmeralda: splendida location per uno shooting, ma soprattutto super consigliata per gustarsi il cristallino mare di Playa senza avere intorno troppa ressa. La cara Eleonora, vicentina residente a Playa, oltre a essere una bravissima kitesurfer e fotografa, ha nelle corde l'essere una spigliata modella. Ovviamente le foto scattate sono state super!
C'è da dire che in questo periodo dell'anno la zona di Playa non è particolarmente colpita dal sargasso, quella fastidiosa alga proliferata senza controllo negli ultimi anni che in alcuni periodi dell'anno rende quasi inagibili le spiagge. Quando c'eravamo noi erano bianchissime, un delitto non passarci le giornate.
Subito dopo Playa abbiamo deciso di prendere un "ferrie" e in un'oretta scarsa raggiungere una delle più belle isole del Messico: Cozumel.
E' uno di quei posti che una volta visitati ci si dice: "qui ci torno di sicuro". Un centro storico molto coccolo, spiagge riparate dal vento e dalle alghe, un mercato cittadino davvero caratteristico. Abbiamo noleggiato uno scooter e ce la siamo girata tutta, in un paio di ore si percorre la strada principale che costeggia tutta l'isola. Da menzionare sicuramente un ristorantino reggae sulla costa est dove ci siamo appollaiati in una delle varie amache (il Messico ne è pieno, ed è subito amore) a tracannare qualche cerveza.
Anche Cozumel offre vari diving, ovviamente ne abbiamo approfittato per fare qualche immersione, tra le più belle che abbia mai fatto. Abbiamo ammirato mamma tartaruga con tartarughina al seguito, coppie di Eagle Ray danzare leggere, banchi di pesci colorati avvicinarsi incuriositi. La ricchezza della flora e della fauna marina attorno all'isola credo abbiano pochi rivali al mondo.
Con Cozumel si è concluso il nostro girovagare per la penisola dello Yucatan, abbiamo infatti deciso di cambiare completamente scenario andando sulla costa Pacifica. Dopo varie ricerche online e consigli datici dalle persone conosciute nel frattempo abbiamo optato per Mazunte.
Così siamo tornati a Cancun, abbiamo preso un volo interno e dopo aver fatto scalo a Città del Messico siamo atterrati a Huatulco dove un taxi condiviso con un altro ragazzo in una mezz'ora ci ha portato a Mazunte.
E' difficile raccontare l'atmosfera che si respira a Mazunte, credo sia un qualcosa di unico. E' un piccolo paese che nulla ha a che fare con il classico turismo occidentale. Le "good vibes" risuonano ovunque, i ritmi sono molto rallentati, ovunque si organizzano eventi olistici, musicali, culturali; la moltitudine di locali sparpagliati nella zona sono tutti caratteristici, low budget, green.
La cosa bella dei paesi che danno sull'Oceano Pacifico è il rumore delle onde che si infrangono: ritmato, potente, cupo ma rilassante. Abbiamo passato delle ore in spiaggia ad ammirare il Pacifico, ha una magia tutta sua. Un'altra cosa spettacolare sono i tramonti: ogni giorno la natura ne offre di unici. Complice l'aria molto pulita, l'atmosfera tersa e qualche sporadica nuvoletta al tramonto il cielo si dipinge di colori incredibili.
A Mazunte la gente si da appuntamento verso sera in spiaggia, un po' di musica, qualche birretta e si resta ad ammirare il sole che scende fino a baciare l'orizzonte. Una volta scomparso, lo si applaude ringraziandolo. Ancora più incredibile è il promontorio di Punta Cometa, ci si arriva con una camminata di mezzora, e si può ammirare dall'alto la spiaggia, l'Oceano e i più bei tramonti che possiate immaginare.
Ammetto che per la prima volta mi sono dilettato a fotografare tramonti, prima di allora li consideravo "banali"... ora non più.
Noi abbiamo trovato l'accomodation in un appartamento a San Agustinillo, un piccolissimo sobborgo a 15 minuti a piedi da Mazunte. Avevamo una super terrazza vista oceano nella quale abbiamo ammirato l'alba, mangiato indimenticabili colazioni e incredibilmente visto gli sbuffi delle balene in transito. La cosa ci ha talmente emozionato che abbiamo deciso di prenotare una gita in barca per ammirare da vicino le balene. Per la prima volta in vita ci siamo trovati a poche decine di metri da questi maestosi cetacei, oltre a delfini e tartarughe marine che incuriositi si avvicinavano a noi. Davvero indimenticabile.
Di San Agustinillo mi rimarranno sempre impresse nella memoria le lunghe passeggiate che facevo con mia moglie Elisabetta ogni mattina, prima di colazione, lungo la deserta spiaggia locale. Mi mancano un sacco.
Ho avuto modo di lavorare anche a Mazunte, sono stato infatti ingaggiato da Sophie e Matthias, una bellissima coppia di olandesi, per realizzare un premaman sulla spiaggia. Sophie era all'ottavo mese di gravidanza, e abbiamo realizzato insieme uno dei più bei servizi premaman che abbia mai scattato. Ve li farò vedere in un futuro articolo, promesso.
Un'altra incredibile esperienza è stata conoscere Beth e il suo compagno Francisco. Beth è una fotografa inglese molto brava (le "coincidenze": lei Beth fotografa e Francisco, noi Elisabetta e Francesco fotografo) e abbiamo deciso di farci a vicenda uno shooting di coppia. Io ho fotografato loro due sulla spiaggia, lei ha fotografato me e mia moglie. Anche su questo vedrò di fare un articolo dedicato.
Altro paese che abbiamo frequentato nei paraggi è Zipolite. Un paese ricco di bancarelle serali, negozi etnici, ristoranti, locali sulla spiaggia e gente molto "variopinta". Già, Zipolite richiama personaggi incredibili, un misto tra hippie, figli dei fiori e naturisti. Sì dovete sapere che in quel paesino esiste la spiaggia naturista più grande del centro America dove ogni anno si tiene il Naked Festival. E' stata un'altra mia prima volta...
In questi luoghi ci siamo fermati una decina di giorni, lasciandoci il cuore.
Infine, per l'ultima settimana di permanenza, dopo aver spulciato online quale sarebbe potuta essere la meta, abbiamo deciso di spostarci poco più a nord: a Puerto Escondido.
Abbiamo preso una corriera (in Messico i mezzi pubblici sono capillari, molto economici e, per quanto ho potuto viverli, sicuri) e dopo un'oretta di viaggio siamo arrivati a destinazione.
Puerto Escondido è famosa per l'omonimo film di Salvatores interpretato da Abatantuono e da Bisio (che tra l'altro abbiamo recentemente riguardato con un filo di malinconia) i cui protagonisti si sono trasferiti per essere "fuori dal mondo". In realtà, a distanza di esattamente 30 anni dal film, oggigiorno Puerto Escondido è una cittadina di tutto rispetto, ricca di vita, servizi e turismo. Ci sono varie spiaggie, noi principalmente abbiamo frequentato: Zicatela famosa per i surfisti ricca di giovani e vita notturna, Playa Carrizalillo che a fronte di una scarpinata di circa 160 gradini per arrivarci offre una vista incantevole, e Playa Manzanillo più agevole anche per famiglie ma sempre splendida.
Mia moglie lavorava da computer mezza giornata al giorno, io nel mentre col fido scooterino che abbiamo noleggiato mi sono girato la città in lungo e in largo. Ho scoperto angoli incatevoli, mercati comunali ricchissimi, punti panoramici da togliere il fiato. Ho approfittato anche per farmi sistemare la barba da un barbiere spendendo l'equivalente di due euro e mezzo (2,5€), sono rimasto sconvolto.
Puerto Escondido ci è piaciuta un sacco, forse l'unica nota negativa è la caretera principale, che seppur comoda e veloce per spostarsi in città, mette un po' di ansia a percorrerla con lo scooter. Diciamo che i messicani hanno standard per ottenere la patente piuttosto bassi rispetto ai nostri...
Abbiamo cercato di vivere più intensamente possibile la località, provando a immaginarci come vivremmo se dovessimo mai decidere di trascorrere in Messico un periodo più lungo di vita. Puerto è uno dei posti in cui ci vediamo proprio bene.
Dopo una settimana purtoppo abbiamo dovuto rifare armi e bagagli perchè il rientro si avvicinava, ripreso un volo interno con tappa sempre a Città del Messico e ritornati a Cancun. Complice un ritardo di 24h del volo per Venezia, ci siamo passati due giorni pieni di puro relax. Questa volta niente avventure o giri alla scoperta di angolini caratteristici, solo e soltanto la bianchissima spiaggia di Cancun. Paradiso.
E così la nostra avventura è giunta al termine, doveva essere una "semplice" vacanza, è finita che ci siamo innamorati di un Paese, della sua gente, dei suoi usi e costumi.
Cosa mi resterà di questo mese e mezzo di Messico?
In ordine sparso: i colori, profumi, sapori, i sorrisi spontanei, i tramonti mozzafiato, l'aria pulita, il mare, l'oceano, la laguna, le foreste, la semplicità della vita, i perri randagi belli in salute, gli Italiani in Messico, il canto degli uccelli, gli avocadi, le passeggiate in spiaggia, la moltitudine di fauna e flora subacquea, la stessa "visione di vita" delle persone conosciute, la facilità con cui mia moglie poteva trovare piatti vegani, le amache, il costo della vita, il vedere i bambini giocare in riva al mare invece che col telefono, il vivere con infradito, due costumi e tre magliette, la comodità di prendere i mezzi pubblici, gli splendidi murales che come opere d'arte colorano i muri, il sentirsi parte di una "comunità", il mischiare 3-4 lingue per farsi capire, l'avere accortezze sugli sprechi di acqua, la scarsità di immondizie per strada, l'assenza di fobie per influenze varie, il calore del sole sulla pelle e tanto, tanto ancora...
Grazie Pueblo Magico, ci vediamo molto presto.
E grazie tesoro, senza di te non sarebbe stata la stessa avventura.
PS. se siete arrivati a leggere fin qui siete stati davvero bravi, ora vi lascio con una piccola selezione di foto tra le centinaia che ho scattato. Non sono le più belle, sono quelle che mi ricordano qualcosa, spero vi possano trasmettere almeno una piccola parte delle emozioni che ho avuto nel realizzarle.
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